Mancavano solo due giorni al nostro matrimonio ed ero piena di aspettative. Robert era tutto per me: intelligente, premuroso, gentile, sempre capace di tirarmi su il morale. Stavamo progettando la nostra nuova vita insieme e discutendo ogni dettaglio della cerimonia. Tutto sembrava uscito da una favola, finché quella sera, all’improvviso, mi disse: «Catherine, devo partire per un viaggio di lavoro, è urgente».
All’inizio non capii. «Cosa intendi? Ci sposiamo sabato prossimo», riuscii a dire con semplicità. Robert mi rassicurò: era tutto sotto controllo, sarebbe tornato puntuale, forse addirittura il giorno prima del matrimonio. Mi spiegò che sarebbe partito con Travis, il suo capo, per una questione importante. Cercai di mantenere la calma, ma qualcosa mi turbava. Era tutto così strano.
Poche ore dopo la sua partenza, ricevetti una telefonata da Travis in persona. Si scusò per non aver potuto partecipare al nostro matrimonio perché anche lui era in viaggio e voleva farci un regalo. Chiesi: «Ma… Robert non c’è?». Ci fu silenzio dall’altra parte della linea. «No, non ho mandato Robert da nessuna parte», rispose con calma.
Riattaccai senza dire una parola, presi borsa, portafoglio e cappotto e mi diressi all’aeroporto. Riuscii a comprare un biglietto per lo stesso volo di Robert: lui aveva dimenticato il suo sul comodino per sbaglio. In aeroporto, lo vidi al gate. Sembrava calmo, assorto al telefono. Mi allontanai, mi sedetti in un’altra fila, con il cuore in tumulto.
Quando arrivammo a destinazione, la seguii. Lui prese un taxi: feci lo stesso, chiedendo all’autista di seguire discretamente l’auto davanti a noi. Pochi minuti dopo, ci fermammo davanti a una piccola casa in un quartiere tranquillo. Camminai ancora un po’ e mi nascosi dietro un albero. Robert andò alla porta, aspettò un attimo e poi bussò. Pochi secondi dopo, fu accolto dentro.
Mi avvicinai e guardai attraverso il finestrino. Dentro, era seduto accanto a una sconosciuta. L’abbracciò, proprio come faceva sempre con me. Il cuore mi si strinse, le lacrime mi salirono agli occhi. Non sapevo più cosa pensare. Era tutto incomprensibile.
Quando uscì e se ne andò, raccolsi tutto il mio coraggio e bussai alla porta. La donna aprì e, vedendo il mio viso rigato di lacrime, mi chiese gentilmente se andava tutto bene. Riuscii a malapena a pronunciare la frase: «Sono la fidanzata di Robert. Ci sposiamo tra due giorni». Sembrò sorpresa, ma mi invitò a entrare.
Eravamo seduti in cucina. Si presentò: Liz, il primo amore di Robert. E aggiunse subito: «So cosa stai pensando. Ma lui non è venuto qui come amante. È venuto per dire addio al passato». Secondo lei, la loro relazione all’epoca era tossica. Lui l’aveva ferita e da allora viveva con quel peso. Non poteva iniziare una nuova vita senza chiudere quella vecchia. Chiarì anche di essere felicemente sposata, madre di due figli, e che non c’era niente – e non ci sarebbe mai stato niente – tra lei e Robert. «Parlava di te con così tanto amore. Sei tu quella con cui vuole stare. Sei il suo dono», mi disse.
Sono rimasta con lei fino al mattino e poi sono tornata a casa all’alba. Robert mi stava già aspettando sulla porta, visibilmente preoccupato e disorientato. Mi ha abbracciata subito. «Dove sei stata? Ero preoccupatissima. Ti spiegherò tutto…» Lo guardai e dissi: «So tutto. Ero con Liz».
Sospirò e abbassò lo sguardo. «Avrei dovuto dirtelo. Dovevo dirti che dovevo essere completamente sincera con te. Io amo solo te». Annuii. Non avevo bisogno di ulteriori spiegazioni. Ora era tutto chiaro.
Questa storia avrebbe potuto finire diversamente. Ma si è conclusa con la comprensione. Ho capito che a volte si può mentire, non per tradimento, ma per paura di perdere ciò che è più importante. Questa non è una scusa, ma una spiegazione. Abbiamo parlato, ci siamo perdonati, e ciò che rimane è l’amore con cui abbiamo iniziato il nostro viaggio.