Mia suocera viveva con noi, ma non puliva perché si considerava un'»ospite». Non le ho chiesto di andarsene: si è rivelata una soluzione molto più elegante. Quando mia suocera si è trasferita, ha subito detto che non si sarebbe preoccupata delle faccende domestiche. Credeva che, essendo un'»ospite», le faccende domestiche non fossero affari suoi.
Ho cercato di evitare conflitti. Ho invece deciso di affrontare la situazione con umorismo e un pizzico di creatività. All’inizio, la sua visita doveva essere temporanea: aveva venduto il suo appartamento e ne stava cercando uno nuovo. Mio marito mi aveva assicurato che sarebbe stata di breve durata. Ma col tempo, è diventato chiaro che mia suocera non aveva fretta di andarsene.
Ha portato a casa le sue abitudini e le sue regole, senza sempre tenere conto del fatto che eravamo una giovane famiglia con i nostri ritmi di vita. Ho cercato di essere paziente. Ma quando ha smesso di pulire, ho iniziato davvero a stancarmi. La cucina era spesso in disordine e lei mescolava il bucato con il nostro, pensando che l’avrei fatto comunque.
Un giorno, quando le chiesi di buttare un asciugamano nel cesto della biancheria, rispose con un sorriso:
«Sono un’ospite. Non ci si aspetta che gli ospiti si prendano cura della casa.»
Nemmeno mio marito si intromise. Voleva che la mamma si sentisse a suo agio. Ma capii che dovevo pur porre un limite, con cautela, senza discutere.
E poi mi venne un’idea.
La mattina dopo misi un «menù della colazione» stampato accanto al suo letto, proprio come in un hotel, con i piatti più semplici. Ci attaccai un cartello: «Benvenuti alla pensione di famiglia!»
Quando entrò in cucina, sorpresa dal gesto, le dissi con calma:
«Dato che sei un’ospite, ho deciso di offrirti un vero servizio alberghiero.»
Smisi di preparare la cena. Invece, misi i menù dei ristoranti locali con servizio a domicilio sul suo comò. Ho messo dei cartelli in bagno con la scritta «Pulizie in corso» per mostrare quanto lavoro ci vuole per tenere tutto in ordine.
Dopo qualche giorno, ho finalmente lasciato una «conto» sul suo comò per servizi a pagamento: lavanderia, pulizie, spesa – ovviamente era solo uno scherzo.
La sua reazione è stata intensa. Ma, cosa abbastanza interessante, dopo questa conversazione mia suocera ha deciso che era pronta a traslocare.
Ci siamo salutati educatamente, senza risentimento. Mio marito ha convenuto che avevo agito saggiamente – senza discutere, solo da una prospettiva diversa.
Ora la casa è di nuovo silenziosa. E ogni volta che mi verso il caffè del mattino, sorrido – non perché ho vinto la discussione, ma perché l’ho mantenuta rispettosa e ordinata.
Questa storia è di fantasia e qualsiasi riferimento a eventi o persone reali è puramente casuale.