Un altro giorno, un’altra previsione apocalittica.
Finora, tutte le previsioni non sono riuscite a predire l’insorgere dell’Armageddon, tranne quelle il cui giorno è già passato.
Ma nessuna di queste proviene dall’uomo che ha scoperto la gravità: Sir Isaac Newton.
Newton, un scienziato e matematico britannico, sviluppò il calcolo e stabilì i principi della gravità e del moto.
In sostanza, se non fosse stato per il suo straordinario intelletto, il nostro mondo razionale apparirebbe sicuramente molto diverso da come è adesso.
Quindi, se qualcuno può prevedere la nostra fine, probabilmente è Newton.
Per fare ciò, dobbiamo tornare all’inizio del XVIII secolo, precisamente al 1704.
Prima dello sviluppo della ghigliottina, delle ferrovie e persino del pianoforte, Newton intinse la punta della sua penna d’oca nell’inchiostro e scrisse su un foglio di carta riguardo la fine della civiltà.
Secondo lo scienziato, accadrà molto prima di quanto ci si possa aspettare.
In una previsione che probabilmente non era destinata alla pubblicazione, Newton scrisse:
„Se datiamo 1260 giorni dalla completa conquista dei tre re nell’anno 800 d.C., esso si concluderà nell’anno 2060 d.C. Potrebbe finire più tardi, ma non vedo motivo perché debba finire prima.“
Sì, avete letto bene: 2060, che è fra 36 anni da oggi.
Ma come ha formulato questa teoria?
Newton era cristiano e basò questa nozione sul Libro di Daniele, il più antico testamento della sua chiesa, che descrive l’apocalisse.
Andrei Tapalaga, curatore di History of Yesterday, spiegò cosa intendeva: „Il ‘fine del mondo’ a cui Newton si riferisce in questa teoria basata sul Libro di Daniele è quando Gesù ritornerà e porterà la pace in questo mondo regnando per un millennio.“
„Gesù licenzierebbe tutti coloro che hanno distorto il cristianesimo per guadagno personale e insegnerebbe a tutti noi a vivere in pace. Coloro che gli si oppongono sentiranno il suo rancore, mentre quelli che lo accolgono sperimenteranno il suo amore.“
Quindi, la previsione di Newton sulla fine del mondo non si riferiva necessariamente all’Armageddon, ma piuttosto alla conclusione di un’era.
