Andrei ed io siamo sposati da quasi quattro anni. Il nostro matrimonio non era perfetto, ma ci amavamo e facevamo di tutto per risolvere i nostri problemi.
Tuttavia, un problema era presente fin dall’inizio: sua madre, Tamara Petrovna.
Non faceva mistero del fatto che non mi apprezzasse. Per fortuna, vivevamo separati e i nostri incontri erano limitati alle occasioni speciali. Cercavo di ignorare i suoi commenti pungenti, ma dopo la nascita di nostro figlio, la situazione cambiò.
Tamara Petrovna veniva quasi ogni giorno a casa nostra. All’inizio pensavo che volesse solo aiutare, vedere il nipote o dare consigli, ma presto capii che aveva altre intenzioni.
«Andrei, devi fare un test del DNA», ripeteva senza sosta.
«Mamma, smettila,» le diceva lui. «È mio figlio, non c’è bisogno di verificare l’ovvio.»
«Ovvio?» borbottava lei. «Guardalo. Non ti assomiglia per niente. Capelli biondi, occhi diversi. Non lo vedi?»
Cercavo di restare calma. Andrei sapeva che il bambino era suo, ma sua madre diventava sempre più insistente.
Parlava costantemente con Andrei e riuscì persino a convincere altri membri della famiglia che il bambino non fosse il suo. Pian piano, iniziarono a crederle.
Mia suocera ha chiesto un test del DNA perché nostro figlio non assomigliava a suo padre: quando sono arrivati i risultati, tutti sono rimasti scioccati.
Un giorno, Andrei tornò a casa con un’espressione strana. Era silenzioso ed evitava di guardarmi. Sapevo che c’era qualcosa che non andava.
«Mi dispiace, ma mia madre… non si arrende. E se avesse ragione? Potresti fare questo test per mettere fine alla questione?»
Mi fece molto male. Sapevo che il bambino era suo, ma quella richiesta mi fece dubitare della sua fiducia in me.
«Va bene,» risposi. «Facciamolo, ma poi farai quello che ti chiederò.»
Andrei mi guardò sorpreso, ma accettò.
Facemmo il test e pochi giorni dopo arrivarono i risultati: «Probabilità di paternità – 99,99%». Andrei tirò un sospiro di sollievo, mentre Tamara Petrovna rimase in silenzio per la prima volta.
«Allora, mamma? Sei soddisfatta ora?» le chiese Andrei.
Lei alzò le spalle.
«D’accordo, mi sono sbagliata. Ma comunque…»
Non la ascoltavo più. Avevo già preparato le valigie.
«Dove vai?» mi chiese Andrei, scioccato.
«Me ne vado,» risposi. «Non posso stare con qualcuno che non si fida di me.»
«Mi dispiace! Sono stato uno stupido! Non volevo ferirti! È colpa di mia madre…»
«Sei stato tu a permetterle di distruggere il nostro matrimonio. Ora vivi con questa decisione.»
Me ne andai. Da quel giorno, non ho mai più parlato con il mio ex marito né con la sua famiglia. Andrei mi chiamava, mi scriveva e mi chiedeva disperatamente perdono. Ma era troppo tardi. Una volta spezzata la fiducia, non può più essere ricostruita.